È l’artista che dipinge esclusivamente in nero, declinando questo colore oltre ogni potenzialità. Mimma Russo, origini irpine, vive e lavora a Napoli, si serve dalla fine degli anni Settanta di questo unico pigmento, che è la sommatoria di tutti i colori del mondo e anche il suo nascondiglio, stendendolo, come una seconda pelle sui suoi lavori bidimensionali e tridimensionali, intrattenendo così un dialogo con la luce, le ombre, ma soprattutto con l’oscurità. «Uso esclusivamente il nero – spiega l’artista -, un nero luminoso, che cattura la luce o che la respinge. In questo modo l’opera acquista spessore, vitalità e si riempie di vita». Il nero Russo, un po’ come il Blu Klein, dipende dai diversi pigmenti utilizzati – acrilico, smalti, grafite, – che producono variazioni cromatiche a seconda del supporto e della luce che vi si riflette. Un nero frutto di ricerche e sperimentazioni che anticipano il “Vantablack”, la recente e più scura sostanza conosciuta, che assorbe fino al 99 per cento delle radiazioni luminose. Il nero più nero del mondo, così lo ha definito la società che lo ha creato nel 2006 cedendone i diritti esclusivi all’artista anglo-indiano Anish Kapoor, che è diventato così il “signore assoluto del Nero”, molto dopo Mimma Russo, già considerata una maestra della ripetizione e variazione di questo unico colore.
La ricerca artistica di Mimma Russo è da sempre caratterizzata da rigore compositivo e da un’indagine sulla ridefinizione di come fare pittura e scultura, dove non importa la rappresentazione della realtà, l’espressività o il significato sotteso. Le sue sono tante visioni astratte che si prestano a dare una forma “altra” a quella reale. Opere difficili da ingabbiare in una definizione. «Quello che vedi è ciò che veramente vedi» ha ripetuto più volte, collegandosi così alla celebre frase dell’artista americano Frank Stella che nel 1966 aveva dichiarato in un’intervista: «Il mio dipinto si basa sul fatto che solo ciò che si può vedere esiste veramente. È veramente un oggetto. Ciò che vorrei che tutti ricavassero dai miei quadri, e tutto ciò che io vi ho sempre ricavato, è la certezza di poter vedere l’idea nella sua interezza senza confusione». Così per l’artista napoletana, come per altri colleghi d’oltreoceano della prima e seconda generazione del filone dell’astrattismo, non si raffigura più ciò che si vede con gli occhi del corpo e ciò che impongono le regole della prospettiva, ma si comincia a creare ciò che si vede con gli occhi della mente.
C’è da notare in tutto l’iter artistico di Mimma Russo una continua sperimentazione anche nell’utilizzo di tecniche e materiali diversi. Interessante l’inserimento del cristallo nel nero del legno o dell’acciaio specchiante che si accompagna al ferro. È come se l’artista fosse spinta da una ricerca spasmodica nell’indagare le possibilità che i vari materiali possono offrire.
Sia che lavori sul piano che su di un volume, l’effetto di total black voluto da Russo genera diverse implicazioni tonali, nelle quali elementi traslucidi o specchianti conferiscono un aspetto vibrante che fa da contrappunto al matto del colore dominante.
Il percorso concettuale dell’artista la porta spesso a uscire dal piano della bidimensionalità del quadro per aprirsi anche a sperimentazioni di forme tridimensionali realizzate il più delle volte in legno, un materiale che viene tagliato, contorto, piegato, facendolo diventare duttile. «Pur essendo una materia di una certa durezza – racconta Mimma Russo – riesco a rendere il legno leggero, come sospinto dal vento. Grazie al modo con cui lo tratto, la materia si gonfia e viene annullata la sua rigidità».
È il tentativo di raggiungere l’immaterialità della materia e la de-costruzione di forma e colore. Le sculture di Mimma Russo esprimono complesse geometrie in un gioco di tensioni, tagli e torsioni. Come tanti moduli di sistemi metafisici, i suoi mondi cromatici divengono soglie concettuali immateriali. Ogni opera percorre distanze sospese e invalicabili, è l’istante di un’immensa onda poetica di silenzio e sublime. È un tassello nel molteplice caos tra vuoto e immobile, impossibile e irraggiungibile. Ogni opera è uno spazio mentale, un nuovo passo verso un orizzonte fluido e impenetrabile. E il nero è una traccia di memorie, un’impronta leggera di presenze e preesistenze che conducono chi guarda lungo una linea d’ombra in cui si fondono pensiero e sospensione, in cui tutto si azzera e si confonde. In una sfida continua alle regole e alle costrizioni, come uno slancio oltre l’invisibile, in cui tutto è da riscrivere.
Le sue composizioni – bidimensionali e tridimensionali – non sono però semplici monocromi. Il nero è il punto limite della de-gradazione tonale ma non della scala cromatica: ci sono colori al di sotto del nero, (come viceversa al di sopra del bianco) che vengono percepiti, ma oltre la soglia sensoriale della percezione, così come, in un contesto musicale si percepiscono le pause, il silenzio. Ciò che fisicamente si avverte non è un’immagine ma un concetto. «Ma anche un principio – ha scritto il critico Bonito Oliva – che si vaporizza attraverso un colore che li racchiude tutti attraverso una forma che, per una tendenza alla circolarità, dà anche un’idea del tempo, un tempo che torna su sé stesso». La scelta di colorire a tinta unica, esprime la volontaria, totale rinuncia al segno per una pittura basica, di “grado zero”, dove la semplificazione è per non fornire tracce o connotazioni formali, risolvendo così definitivamente il conflitto tra immagine e astrazione, tra opera e idea, tra visibile e invisibile, tra tangibile e intangibile.
Nel corso della sua carriera di “Signora assoluta del Nero”, Mimma Russo ha tenuto numerose personali ed è stata invitata a mostre collettive in Italia e all’estero. I suoi lavori fanno parte di importanti collezioni private e pubbliche, fra le quali: Museum voor Schone Kunsten di Gand, the International Concrete Poetry Collection di Oxford, the Poetry Collection di Buffalo e il Museo del Novecento di Napoli.
She is the artist who paints exclusively with black, declining this color beyond every potential. Mimma Russo, of Irpinian origins, currently living and working in Naples, ever since the end of the 1970s has been using this single pigment, which is the sum of all colors and also her hiding place, laying it out as a second skin in her two-dimensional and three-dimensional works, establishing a dialogue with light, shadows, and above all, darkness. “I exclusively use black – the artist explains -, a bright black, which captures or repels light. This way, the piece acquires depth, vitality and is filled with life”. Russian Black, a bit like Klein Blue, depends on the different pigments employed – acrylic, enamel, graphite, – which reproduce chromatic variations depending on the support and the reflecting light. A result of researches and experimentations predating the “Vantablack”, the recent, darkest substance known, which absorbs up to 99% of light radiations. The blackest black in the world, this is how it was described by the company that created it in 2006, signing the exclusive right to the Anglo-Indian artist Anish Kapoor, who has thus become the “absolute master of Black”, way after Mimma Russo, already considered a master in replicating and variating this unique color.
The artistic research of Mimma Russo has always been characterized by compositional strictness and by an investigation on the redefinition of the creation of paintings and sculptures, where representing reality, expressivity or the underlying meaning has no importance. Hers are many abstract visions which give an “alien” shape to the real one. Difficult works to summarize in a definition. “What you see is what you truly see” she repeated several times, refencing the famous quote by the American artist Frank Stella who in 1996 stated in an interview: “My painting is based on the basis that only what you can see can truly exist. It is truly an object. What I would like everyone to gather from my paintings, and everything I personally gathered from them, is the certainty of seeing the idea in its entirety, without confusion”. So, for the Neapolitan artist, as for many other overseas colleagues of the first and second generations of the abstractionism movement, you cannot portrait anymore what you see with the physical eyes and what the rules of perspective force, but you begin creating what you can see with the eyes of the mind.
Equally worthy of note in the entire artistic journey of Mimma Russo, is a continuous experimentation in the employment of different techniques and materials. An interesting example is the insertion of crystals in the black wood or in the reflecting steel which goes in hand with iron. As if the artist is moved by a spasmodic research, investigating the possibilities the different materials can offer. Working both on surfaces and volumes, the total black effect desired by Mimma Russo creates different tonal implications, where these translucent or reflecting elements confer a vibrant appearance offering a counterpoint to the matte of the dominating color.
The conceptual path of the artist often brings her out of the two-dimensional plane of the canvas, opening experimentations on three-dimensional figures, made most often of wood, a material which is cut, twisted, bended, maxing it flexible. “Despite being a particularly hard material – Mimma Russo tells us – I can make wood soft, as if borne by the wind. Thanks to the way I treat it, matter expands, and its stiffness is undone”.
It is the attempt to reach the immateriality of matter and the de-construction of shape and color. The sculptures of Mimma Russo convey complex geometries in a game of tensions, cuts and twists. As in many modules of metaphysical systems, her chromatic worlds become immaterial conceptual thresholds. Every piece covers suspended and unsurmountable distances, it is the moment of an immense poetic wave of silence and sublime. It is a piece in the multifaceted chaos between emptiness and stillness, impossible and unreachable. Every piece is a mental space, a new step towards a fluid and impenetrable horizon. And the black is a trace of memories, a light footprint of presence and pre-existence leading the observer along a shadow line where thought and suspension merge, where everything returns to zero and blends. In a continuous challenge against rules and constrictions, like in a leap beyond the invisible, where everything can be rewritten.
However, her compositions – two-dimensional and three-dimensional – are not simple monochromes. Black is the limit of the tonal de-gradation, but not of the chromatic scale: there are colors below black, (and vice versa, above white) that are perceived, but beyond the sensory threshold of perception, just like we can perceive pauses and silence in a musical context. What can be physically sensed is not an image but a concept. “A beginning too – wrote the critic Bonito Oliva – which vaporizes, through a color encompassing all other colors in, a shape which, tending to circularity, also gives an idea of time, a time returning upon itself”. The choice of a single color expresses the deliberate, complete renunciation to the sign for a basic, “zero – grade” painting, where simplification does not provide traces or formal connotations, finally solving the conflict between image and abstraction, work and idea, visible and invisible, tangible and intangible.
During her career as “Absolute matron of Black”, Mimma Russo has held several personal exhibitions and has been invited to collective exhibitions in Italy and Abroad. Her works are part of important private and public collections, among which: the Voor Schone Kunsten Museum in Gand, the International Concrete Poetry Collection in Oxford, the Poetry Collection in Buffalo and the Museo of Novecento in Naples.
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