Cy Twombly (1928-2011), espressionista astratto americano influenzato da Franz Kline e dai suoi suggestivi accordi in bianco e nero insieme aggressivi e ascetici, dall’intellettualismo di Paul Klee e dai nuovi alfabeti che compongono la sua pittura, elabora un suo personale modo espressivo carico di riferimenti dadaisti, primitivisti e di suggestioni africane che si esplica dapprima in sculture astratte lattiginose, abbaglianti e luminose, dove la colorazione in bianco accentua il senso di rigore e di minimalismo.
Questa parte della produzione di Twombly si presta alla stessa chiave di lettura concettuale dei White Paintings di Robert Rauschenberg e delle composizioni musicali dell’amico John Cage, autore di celebri ‘silenzi’.
Egli stesso definisce la sua poetica del bianco con queste parole: “Quello della bianchezza può essere uno stato classico dell’intelletto o un’area neoromantica di rimembranza, come nella bianchezza simbolica di Mallarmé”.
Evidente, soprattutto nelle sculture, il recupero linguistico del Dadaismo in particolare nell’utilizzo dell’assemblage dell’oggetto di scarto, sia pure secondo l’interpretazione new dada che ne compie la cultura americana, anche se Twombly è attratto soprattutto dalla cultura classica umanistica della vecchia Europa, il Rinascimento, il Barocco: trasferitosi a vivere in Italia, Twombly approfondisce il rapporto con testi letterari (Pasolini, Calvino ecc.), poesia, mitologia, prendendo le distanze dall’iniziale impetuosità espressionista, senza tuttavia incanalarsi nelle forme iconografiche della tradizione, mantenendo il suo linguaggio su livelli decisamente astratti, metaforici e simbolici e approdando a una pittura segnica di poetica leggerezza, densa di riferimenti e rimandi concettuali.
E’ verso la fine degli anni ‘50 che Twombly si ricorda di essere americano, ed elabora una sua versione sia dell’Espressionismo che dell’action painting superando i barocchi ghirigori di Pollock e trasformando la gestualità in un raffinato esercizio di stile, da cui distilla una tranquilla, duplice malinconia, sia per un mondo antico composto ed elegante irrimediabilmente passato, sia per le mancate promesse di una stagione eroica dell’arte americana che sta declinando verso gli stereotipi del modernismo. Scrittura alfabetica e criptica, come si evince da questo Untitled del 1961, olio e gesso su tela, oggi nella collezione del St. Louis Art Museum, di innata eleganza, complessa ed intricata eppure dotata di un ritmo interiore ordinato e armonioso, lieve, intrisa di luce e di atmosfera, graffito primordiale pregno di significati sfuggenti che provengono dal profondo, dall’interiorità individuale ed universale, dove ognuno si ritrova e si riconosce. Questi i tratti salienti del linguaggio-grafia di Twombly, che non a caso si è spesso confrontato con la parola scritta, aprendo la via a un’altra lettura dell’arte visiva, in confronto diretto col pensiero dello scrittore. Amante della grande dimensione, nella quale esplica liberamente la componente gestuale del suo modo espressivo, in questo Untitled del 1961 Twombly traccia in scioltezza ampie forme barocche, fluide, tondeggianti, abbondanti, arrotolate, quasi sospinte dal vento, qua e là frammiste a piccole incertezze grafiche, secondo un ritmo composito di valenza quasi musicale, un variegato universo di emozioni che coinvolge tutti i sensi. Il flusso, anziché l’immagine, pare il tema fondamentale di un’opera ‘aperta’ di grande potere evocativo, frutto di un automatismo gestuale che esprime l’emozione nel suo divenire, mentre indecifrabili frammenti linguistici si compongono magicamente entro la struttura logicamente ordinata di una sequenza narrativa che ci racconta di noi.painting superando i barocchi ghirigori di Pollock e trasformando la gestualità in un raffinato esercizio di stile, da cui distilla una tranquilla, duplice malinconia, sia per un mondo antico composto ed elegante irrimediabilmente passato, sia per le mancate promesse di una stagione eroica dell’arte americana che sta declinando verso gli stereotipi del modernismo. Scrittura alfabetica e criptica, come si evince da questo Untitled del 1961, olio e gesso su tela, oggi nella collezione del St. Louis Art Museum, di innata eleganza, complessa ed intricata eppure dotata di un ritmo interiore ordinato e armonioso, lieve, intrisa di luce e di atmosfera, graffito primordiale pregno di significati sfuggenti che provengono dal profondo, dall’interiorità individuale ed universale, dove ognuno si ritrova e si riconosce. Questi i tratti salienti del linguaggio-grafia di Twombly, che non a caso si è spesso confrontato con la parola scritta, aprendo la via a un’altra lettura dell’arte visiva, in confronto diretto col pensiero dello scrittore. Amante della grande dimensione, nella quale esplica liberamente la componente gestuale del suo modo espressivo, in questo Untitled del 1961 Twombly traccia in scioltezza ampie forme barocche, fluide, tondeggianti, abbondanti, arrotolate, quasi sospinte dal vento, qua e là frammiste a piccole incertezze grafiche, secondo un ritmo composito di valenza quasi musicale, un variegato universo di emozioni che coinvolge tutti i sensi. Il flusso, anziché l’immagine, pare il tema fondamentale di un’opera ‘aperta’ di grande potere evocativo, frutto di un automatismo gestuale che esprime l’emozione nel suo divenire, mentre indecifrabili frammenti linguistici si compongono magicamente entro la struttura logicamente ordinata di una sequenza narrativa che ci racconta di noi.
CY TWOMBLY “UNTITLED”
Cy Twombly (1928-2011), American abstract expressionist, influenced by Franz Kline and his suggestive monochrome accords, by Paul Klee’s intellectualism and the new alphabets that form his painting, creates his personal expressive style full of dadaist, primitivist references and African suggestions, that is initially performed in abstract and whitish sculptures, bright and dazzling, where the white coloring emphasizes the feeling of strictness and minimalism. This part of Twombly’s production can be observed through the same conceptual interpretation of Robert Rauschenberg’s White Paintings and to the musical composition of his friend John Cage, author of the famous ‘silence’.
Twombly himself defines his poetic of white with these words: “Whiteness can be a classic state of intellect or a neoromantic area of recollection, similar to the symbolic whiteness of Mallarmé”.
Particularly evident in his sculptures is the linguistic restoration of Dadaism, especially with the use of scrapped object, and also the new dada interpretation carried out by the American culture, even though Twombly is deeply attracted by the classic humanist culture of the old Europe, Renaissance, Baroque: after moving to Italy, Twombly examines in depths the literary texts (Pasolini, Calvino, etc.), poetry, mythology, keeping the distance from the initial expressionist impetuosity, without converging into the traditional iconographic forms, preserving his language on decisively abstract, metaphoric and symbolic levels, achieving a signic painting characterized by a poetic lightness, full of conceptual references and connections.
Toward the end of the 1950s Twombly is reminded of his American origins, and creates his personal version of Expressionism and action painting, surpassing the baroque doodles of Pollock and turning his gestures into a refined exercise in style, from which a calm, dual melancholy is distilled, both for an ancient world, elegant and composed but hopelessly obsolete, and for the unkept promises of an heroic season of American art that is declining into the stereotypes of modernism.
An alphabetic and cryptic writing, as can be observed in this 1961 Untitled, oil and chalk on canvas, currently part of the collection of the St. Louis Art Museum, a piece of innate elegance, intricate and complex yet gifted with an orderly and harmonious inner rhythm, delicate, full of light and atmosphere, a primordial graffiti soaked with fleeting meanings coming from the depths, from the individual and universal inner reality, where everyone finds and recognizes himself. These are the main elements of Twombly’s language-writing, and he, not by chance, often confronted himself with the written word, paving the way for a new interpretation of visual art, in direct confrontation with the writer’s thoughts.
Lover of great dimensions, where he can freely convey the gestural component of his expressive style, in this 1961 Untitled Twombly freely traces wide baroque shapes, flowing, curved, copious, wrapped, almost carried here and there by the wind, among little graphic uncertainties, following a rhythm that has almost a musical meaning, a multi-colored universe of emotions that hits all senses.
The flux, and not the image, appears as the core theme of an ‘open’ work of great evocative power, a result of a gestural automatism that conveys the emotion during its becoming, while illegible linguistic fragments are magically put together within the logically ordered structure of a narrative sequence that tells about us.
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